mercoledì 9 aprile 2014

Siti di online dating, gatti, guacamole e altri disastri newyorkesi

Da New York con furore.
Il "don't love me" non potrebbe essere piu appropriato, il "feed me" consiste sostanzialmente in vino e guacamole, quindi lasciamo perdere.

Momento numeri: pare che a New York su 10 persone, 7 siano uomini, di cui 5 gay, e 1 in una relazione stabile. Vojo dì. Che potrebbe anche andare bene se non fosse che, ve lo dico con tutta la serenità del mondo, quelli che "devono morì male" (quelli da prendere a capocciate a due a due finché non diventano dispari, per capirci) li hanno tutti schiaffati qua. Tutti tutti.  Quelli che spariscono. Ma non lo fanno dopo settimane di frequentazione, che li magari è perché tu (io/noi donne) ti stai accollando tipo lacca di Moira Orfei. NO. Dopo il primo date, andato meravigliosamente bene, ti mandano pure il messaggio carino la mattina dopo (addirittura prima dell'ora di pranzo- che se non è interesse questo, non lo so io..).
Tu poi tu gli rispondi. Fai passare quella mezz'ora d'obbligo, si. Ma gli rispondi. Gli rispondi e loro non rispondono più. Più. ZERO. Desaparecidos. Andati. Gone. Addio. Ciao.

Che tu rimani come Gatto Silvestro dopo che ha preso la padellata in faccia da Titti: frastornata.
Non ci rimani manco male, ti viene quasi da pensare "ma che c'ho qualcosa tra i denti?".
Perché è proprio come quando stai parlando con qualcuno, va tutto bene e poi all'improvviso, senza motivo apparente, il qualcuno comincia a fare facce strane.
Il motivo è che tu hai qualcosa tra i denti e non lo sai.

Alla terza volta che ti capita un episodio del genere pensi:
1) vabbè allora il problema sono io che attiro i matti con la calamita
2) vabbè allora il problema sono io che li faccio scappare tutti
3) niente di quanto sopra. Il problema è New York.

* "ma non é che magari sei così sfigata che li fai scappare tu e fine della storia?" Si, sicuramente anche quello. Ma quando parli con 5, 10, 20 donne e tutte ti raccontano esperienze che alle tue je spicciano proprio casa, capisci che il problema non sei SOLO tu.

Oggi sei la donna della sua vita, domani lo trovi a cena con una bionda nel ristorante di fronte a quello in cui stai cenando tu. (True story, che mi ha fatto capire che Sex and the City non è fiction, ma la quintessenza del realismo)
Non dico che non succeda anche nella provincia di Frosinone, per carità. Però qui pare la regola.
Qui non c'è mai tempo per fare niente, ma si finisce comunque per fare tutto.
In nome dell'ottimizzazione del tempo, le app e i siti di online dating sono una realtà.
Pare che se non stai su Ok Cupid non sei nessuno.
Ora, mi sono sempre considerata sufficientemente open minded nei confronti di tutto e tutti, ma questo ancora fatico a digerirlo.

Era un ordinario venerdì sera di vino e chicchere post-lavoro nel West Village quando mi è stato svelato il magico mondo di Ok Cupid.
Funziona cosi: quando ti registri, devi rispondere a un centinaio di domande che vanno da

-"Un ragazzo che è andato a letto con 100 ragazze è una brutta persona?"
-"Prima del primo appuntamento con una persona, la googli?"
- "Consideri drogarti con il tuo partner un'attività romantica?"

a

- "Prenderesti in considerazione l'idea di avere una relazione con qualcuno che ha avuto rapporti omosessuali?"
- "Pensi che le donne abbiano l'obbligo di avere le gambe depilate?"

passando per

-"Ti piacciono i cani o i gatti?"
-"Qual'è il numero successivo della serie? 1, 4, 10, 19, 31,… "(con opzioni: 36/48/46/non lo so)
- "Quanto spesso ti fai la doccia?"

Tutto questo (domandina di logica simil- test di ammissione alla Luiss inclusa) per creare la percentuale di compatibilità.
Insomma: in base alle risposte che dai, ti escono sulla homepage tutte le foto con i faccioni dei maschi che potrebbero essere i futuri padri dei tuoi figli.

Qui trovi la qualunque.
C'è quello convinto che se la fa davanti allo specchio. Con l'iphone. In bagno. E ha l'espressione da macho-che-non-deve-chiedere-mai.
C'è quello con il bambino in braccio (generalmente è anche un bel ragazzo) che ti vuole dire "sono figo ma tenerone"
C'è poi quello con la mamma nella foto (che voglio dire…)
I cessi a pedali veri mettono una foto sgranata, scura e in cui hanno gli occhiali da sole. Ma questo è un trucchetto vecchio.

Il premio però lo vincono quelli che, tenetevi forte, HANNO LA FOTO CON IL GATTO.
Sarebbe così affascinante indagare il flusso di pensieri che precede la scelta di una foto del genere come "biglietto da visita" per un sito di online dating.
Nel senso: puoi essere anche Louis Garrel, ma la selfie col gatto in braccio ha vinto il premio di più potente anticoncezionale naturale al mondo!

Gatti o non gatti, questo sito pare abbia creato più primi appuntamenti di Alessia Marcuzzi ai tempi di "Colpo di Fulmine"..ma per il resto è solo una vetrina in cui le stesse facce di questi sfigatoni 2.0 appaiono sulla home delle persone che stanno online più frequentemente e passano la giornata a mettere i "like" sui profili delle D.D.N. (Donne Disperate Newyorkesi. Alla quale appartengono democraticamente di default TUTTE le donne che vivono su questo fazzoletto di terra).

Questa "premessa" per arrivare al momento New York di ieri sera.
Appena uscite dall'ufficio, io e questa amica scendiamo dalla M su 14th street.
Mentre stavamo per salire le scale lei si interrompe e indicando il ragazzo che stava camminando verso di noi fa "quello sta sempre online su Ok Cupid!"

Praticamente questa città è più pesino del paesino in provincia di Brescia sperduto nella nebbia, di quelli che finisco su "La Vita in Diretta" perchè c'è la nonnina di turno che ha compiuto 102 anni.
Se arrivi a beccare lo sfigatone che ti stalkera su Ok Cupid in metro, è la città che ha troppi pochi abitanti…o davvero TUTTI  sono iscritti a un sito di online dating?

Ho paura sia la seconda.
Ho paura di conoscere uno IN UN CONTESTO REALE, magari carino-interessante-intelligente-non montato-e-affascinante, e poi scoprire che è iscritto anche lui a Ok Cupid.
Ma soprattutto ho il terrore di scoprire che  è uno di quelli che ha la foto profilo con il gatto in braccio.

domenica 9 febbraio 2014

Trionfo di Gaffe su Letto di Disagio

Il tema è quello delle gaffe. Quei momenti in cui non ti resta altro che prendere atto della tua innata propensione alla Figuraccia Importante e accettare di buon grado tutta la maldestrezza che il tuo DNA è stato in grado di assorbire mentre ad altre veniva elargito sex appeal.
Quei momenti in cui vorresti solo avere una ruspa per scavare una buca taaaanto profonda in cui infilare la testa come uno struzzo, per non affrontare le conseguenze dell'azione appena compiuta (conseguenza che spesso include sguardi perplessi/imbarazzati per te/disagiati et cetera).
Dal momento che la soluzione ruspa-struzzo è decisamente poco praticabile, tanto vale imparare a convivere con questa indole alla Bridget Jones-prova-a-fare-la-secsi-gone-wrong. Ecco. Tanto la campionessa indiscussa della disciplina "salto alla gaffe con arrampicata su specchio unto" rimane comunque la sottoscritta, quindi state sereni!

Il racconto del giorno narra di quella volta che toccai il fondo delle figuracce e, non contenta, cominciai a scavare violentemente. Forse cercavo l'acqua, mah. 
Luglio 2013, New York. Un amico mi invita per drinks pre-cena con tutta altra gente a Meatpacking. 
Per quanto io possa essere più o meno spigliata, in grado di parlare anche con i bicchieri vuoti e all'apparenza decisamente poco timida, c'è una cosa che mi terrorizza: arrivare in un posto affollato che non conosco, e dover cercare il gruppo di persone che devo raggiungere (gruppo del quale conosco solo una persona) senza avere idea di dove guardare/andare. 
Il disagio che provo in queste circostanze potrebbe essere pari a quello di Miuccia Prada davanti al combinato di Hogan con le paillettes+Pinko Bag+Cerchietto di Burberry+pendant di cinta e borsa Alviero Martini. (In realtà la cosa metterebbe a disagio anche me - high five, Miuccia!).
O all'imbarazzo di Anna Wintour rispetto a Kim Kardashian&Famiglia: che se potesse, cambierebbe passaporto per non avere in comune con loro nemmeno la nazionalità.
O se preferite, lo potete paragonare al senso di smarrimento che la Sora Lella proverebbe davanti a uno di quei piatti tanto meravigliosi quando polly pocket size della cucina molecolare; quelli che quando esci dal ristorante vai da Mc Donald's perchè c'hai ancora fame. 

Sì, è chiaro che la mattina mangio pane&digressione.

Dicevo: arrivo su questo rooftop con tanta gente, ancora più alcool e musica altissima a confondere ancora di più il mio Chakra. Del mio amico nessuna traccia. Io comincio a panicare in maniera importante (in questi casi mi salva fare finta di essere impegnatissima a rispondere a un'email sul cellulare, anche se in realtà sto fissando solo l'ora sullo schermo. È un'arte, fidatevi), poi lo vedo. Era lì con tutta altra gente mai vista prima. 
A questo punto la persona timida (helloooo, it's me!) ha davanti a sè due atteggiamenti da adottare tra cui scegliere:
1)Fare la bambina complessata autistica con i capelli davanti alla faccia tipo Samara, presentandosi con la manina flaccida e sussurrando il proprio nome senza guardare negli occhi l'altra persona;
2)Tirare fuori la combo sorriso a settantatrè denti+inabilità di coordinazione motoria (che spesso porta a rovesciare bicchieri con disinvolura; far cadere dalla sedia la borsa nuova in pelle umana di quella che diversamente da te è effortlessly a proprio agio; muoversi a scatti, tirando gomitate a quello che, ignaro, sta camminando dietro di te)+logorrea che stenderebbe pure Olivia Pope.
Io appartengo decisamente a quest'ultima categoria quindi, presa dall'imbarazzo, comincio a presentarmi a tutta sta gente. Nella foga di non voler passare per una della prima categoria, mi lascio prendere un po' troppo la mano da tutti i "Piacere, Hi, Nice to meet you" del caso e solo quando l'allegro gruppetto scoppia a ridere di gusto mi rendo conto di essermi presentata anche alle 4 persone che stavano sul divanetto vicino al nostro, e che con il gruppetto del mio amico non c'entravano una benemerita mazza. 
Chevvelodicoaffà: il principio di attacco di panico era lì pronto a condurmi sulla via della crisi epilettica da imbarazzo. 
Vuoi l'alcool che già era in circolo in tutti loro, vuoi che era weekend e quindi tutti in presa a bene, si sono presentati tutti a tutti e la cosa è finita in caciara a ridere. (Sotto la foto, a dimostrazione del fatto che al terzo bicchiere di vino ero perfettamente a mio agio).

È evidente che dopo sto show le chances di risultare anche solo vagamente attraente agli occhi di qualunque essere vivente, coppia cromosomica XY dotato, sono lontane dallo zero anni luce.
Al massimo puoi aspirare a essere quella simpatica-da-morì: un circo ambulante che Moira Orfei me spiccia casa, ma c'è comunque di peggio.

La chiave di tutto è capire la propria natura e assecondarla. 
C'è chi è nata per fare la secsi un po' gatta morta (presto un lungo saggio sull'argomento) e si sa muovere disinvolta e sculettante come un cavallo in un concorso di dressage; c'è chi la vorrebbe tanto saper fare, la gatta morta, ma non ci riuscirebbe manco tra quindici lobotomie,otto liposuzioni e due anni di corso di portamento, e al massimo riesce a muoversi con la classe di una mucca che cerca di attraversare l'autostrada in India. Checcevoifà? Capita.

(Poi vi svelo sto segreto: ci sono anche quelle secsi-gatte morte-pure simpatiche-senza cellulite-sempre perfette-a loro agio sempre e comunque. Ma questa è un'altra storia e noi le consideriamo N.C. perché altrimenti non vale. E poi queste mangiano quasi sempre solo insalata, acqua liscia altrimenti si gonfiano e non si fanno il bagno al mare perché "L'ACQUA È BAGNATA !!!!! mi si rovina la piega!!!". Ora che ci penso, in effetti, non sono poi così simpatiche.)


Abbraccioni!







venerdì 17 gennaio 2014

“Come toppare rovinosamente il primo approccio con una donna in 10 facili mosse” e altri racconti


Ciao, sono sempre io. Mi chiedevo: voi, Uomini sulla falsariga di Richard Gere in Autumn in New York, dove vi nascondete? Alain Delon del nuovo millennio, è proprio voi che cerchiamo!
No perchè se qualcuno mi fornisse la prova documentata della vostra effettiva esistenza, mi offrirei volontaria capo-gruppo di spedizioni nel sottobosco della giungla del Kerala per recuperarvi. 
Risalirei a nuoto il Mekong come un salmone senza nemmeno pensarci. Dico davvero.

Me lo chiedo con religiosa costanza ogni giorno che il glorioso Signore manda su questa Terra, dove siano finiti gli uomini attributi-muniti. Non che io sia un’esperta sul tema, anzi...però voglio dire: di primi appuntamenti con ragazzi (gli uomini sono quelli che hanno atteggiamenti dal genere “Richard Gere in Autumn a NY in poi) ne ho avuti - che poi nove volte su dieci uno dei due si sia dissolto nel nulla immediatamente dopo il primo caffè, senza dare più segni di vita (che a volte stavo quasi per farlgiela una chiamata - se non altro per controllare che non fossero stati colti da un ictus nel sonno*), è un’altra avvincente storia.


*Il riferimento a Miranda in SATC è palese. Per chi non lo dovesse cogliere: Miranda esce con un uomo, che non la richiama il giorno dopo, nè quello dopo ancora. Lei, indispettita, lo chiama per fargli IL pezzo vero. Risponde la madre di lui. La nostra eroina, senza battere ciglio, comincia a fare il pezzo alla madre, accusandola di aver miseramente fallito nella sua missione educativa. 
La signora la fa finire, per poi informarla che il figlio era morto nella notte, colpito da un infarto, "altrimenti l'avrebbe richiamata sicuramente". Segue mortificazione totale e profondo senso di inadeguatezza provato da Miranda.

Dicevo, gli appuntamenti. Eh. Mo' non è per stare a fare sempre l’acidona femminista BruciamoIReggiseniInPiazza - perchè, al contrario, sono convinta che buona parte di questa generalizzata involuzione dei maschietti sia sostanzialmente dovuta ad agghiaccianti atteggiamenti di noi donne - però “ho visto cose che voi umani..” proprio. 
Per il vostro trastullo ecco qui una storiella scelta ad hoc, ambientata in una dimensione spazio-temporale molto molto lontana, il cui titolo è “Come toppare rovinosamente il primo approccio con una donna in 10 facili mosse”

Il Fato volle che la Signorina XX e il Signorino XY si trovassero un giorno alla stessa festa. 
I due non si erano mai visti prima, e anche dopo essersi visti di sfuggita tra un bicchiere di vino bianco e una fetta di mozzarella di bufala, non è che si fossero filati più di tanto.
Anzi in realtà proprio per niente. 
N.B.: [Ma questo fa parte dell’affascinantemente misteriosa tattica di conquista: non ti filo dal vivo perchè fa mistero, ma poi su whatsapp/facebook/sms/email/chipiùnehapiùnemetta ti farò vedere quanto sono uomo e quanto valgo. Attenzione: da evitare la telefonata, che fa troppo OMO]
Si fece una certa e XX si incamminò verso la macchina, quando all’improvviso *SURPRISE* le arrivò un sms. Il mittente era salvato sul cellulare con il nome di XY. Ma: 
1- XX non conosceva nessuno con il nome di XY 
2- XX e XY non si erano rivolti la parola per tutta la sera
3- Anche se fosse stato questo il caso, XX non gli avrebbe dato il suo numero manco a morire. 

L’ardito messaggio recitava: “ti ho visto alla festa...un solo aggettivo: splendida” 

Sprecherei più di qualche parola per analizzare il contenuto del messaggio, ma le mie latitanti doti di sintesi e il mio spiccato buon senso mi frenano dal farlo. Anche perchè si commenta abbastanza da solo, no?

Ah, decisamente rilevante ai fini del racconto, il fatto che XY aveva(/ha?) una quantità di anni in più di XX che volendo contarli sulla punta delle dita, avreste bisogno di 3 mani. 

XX, superato lo sturm und drang interiore, chiama ripetutamente l’amica che l’aveva invitata alla festa per avere delucidazioni sulla dinamica dell’evento. Niente. 

Insomma, long story short, solo la mattina seguente XX riesce a scoprire l’agghiacciante cronologia degli eventi. 
Lo scaltro XY, dopo averla adocchiata, approfitta di un momento in cui XX aveva incautamente lasciato la borsa incustodita su un divano per, nell’ordine:
-aprirla
-prendere il cellulare di XX (che da quel giorno è stato munito di codice: non si finisce mai di imparare)
-memorizzare il numero di XY sul cellulare di XX
-fare uno squillo sul cellulare di XY, da quello di XX per avere così il numero di XX in modo da poter raggiungere il nobile scopo di mandarle quel messaggio. Del tutto evitabile, aggiungerei io. 

Sì, è tutto tristemente vero e documentato. Dall'inizio alla fine. No montature, no esagerazioni.

Ho meditato a lungo su quali motivazioni abbiano potuto spingere l’individuo a compiere un simile gesto. Mi sono fatta molte domande e data ancora più risposte, invano. 

L’unica certezza che ho è che l’illustrissima madre di XY può considerare tragicamente FALLITA la sua missione genitoriale. 

Saluti e abbracci!

mercoledì 15 gennaio 2014

Saggio sull'introduzione alla spiegazione del titolo: sulla decadenza dei costumi, Barbie e la Sora Lella.


Il titolo di questa pagina (non amarmi, nutrimi) deve necessariamente essere spiegato. 
Ho cominciato a usare questa espressione perchè fonde alla perfezione le mie due grandi tematiche principi: cibo e uomini. Il cibo: adoro cucinarlo e, ça va sans dire, mangiarlo. Facile così.
Gli uomini: oggetto di un appassionato studio che ha condotto a dei risultati che hanno dello straordinario. 
Risultati sui quali Darwin e Lamarck (buon'anime), intavolerebbero un accesissimo dibattito a colpi di esempi con giraffe e argomentazioni in favore della teoria sulla "lotta per la vita". 
Ma questa è un'altra storia che merita un'analisi ben più approfondita, di un semplice e volante riferimento. 

Il fatto è che in un mondo sempre più popolato da gold-diggers (e di uomini che pur non ammettendolo, cercano questa tipologia di donna), un titolo del genere può essere letto come: non amarmi, nutrimi nel senso "mantienimi" #orroredegliorrori, ecco.

Dai, a volte si assiste a dinamiche da congelamento della spina dorsale in cui lo schema è più o meno il seguente:

- Lei bella bellissima che non ha fatto molto altro nella vita se non passare da un massaggio drenante a un ciclo quotidiano del combinato yoga-per-tonificare-e-distendere+crossfit-per-bruciare-e-tirare-su-il-popò. Quella che allena solo il fisico ma non il cervello: la classica. Quella che non sa che la forza di gravità è un po' come la morte, e presto o tardi, coglierà anche lei. Quella che quando questo fenomeno si verifica (e la chirurgia ancora non riesce ancora a farlo il lifting al collo) sarà condannata quindi a: 1) dolcevita di default con conseguenti estati passate a Cortina- per non palesare al mondo lo stacco tra il collo à-la-tartaruga e la pelle del viso, lucida e tirata come la vinavil dopo essersi asciugata sul palmo della mano, prima di essere "spellata"; o più semplicemente 2) essere scaricata dal pollo-in-tutti-i-sensi che si era rimediata e che le ha pagato le bollette fino al momento in cui la forza di gravità ha deciso di abbandonarla.
Perché, vi svelo sto segreto, queste Gold Diggers hanno una data di scadenza come il siero contorno occhi all'estratto di veleno di vipera che usano. Data che non è impressa con il marchio a fuoco, no: è scritta con una di quelle penne con l'inchiostro trasparente, e viene letta solo quando il pollo di cui sopra si munisce della mini torci a raggi UV, che in questo caso è la ventenne di turno figafighissima ocaochissima che non regge il confronto con l'ormai attempata impalcatura della Gold Digger, che cade così tragicamente in disgrazia. 

- Lui tendenzialmente bruttino, che sfrutta la sua disponibilità economica per "fare colpo". Perchè lui non allena il fisico, ma solo la porzione di cervello addetta a fatturare. È mediamente ignorante, gentleman solo per esigenze legate allo showing off in pubblico, e generalmente rozzo nei modi. 

Bidibi Bodibi Bù: il match è fatto. I due sono complementari come il tartufo e le uova. Lei gli fornisce la sua perfezione, così che lui la possa esibire in pubblico (la macchina difficilmente riesce a entrare in un ristorante); lui la ricopre regali, cene et cetera et cetera. Cene in cui spesso lui è al telefono, lasciando lei tipo carciofo sott'olio a mangiare con la testa nel piatto la sua foglia di lattuga senza clorofilla con contorno di nientini fritti senza pane, e ad annoiarsi come Barbie raperonzolo nella torre del castello. (Questa è una scena a cui ho assistito recentemente in un ristorante. Lui però parlava al telefono attraverso l'auricolare bluetooth - quello che andava di moda nel 2002 e che faceva sembrare tutti robocop- orroredegliorrori. Ndr.)

'Na tristezza che la metà basta, insomma. Ma d'altronde quale altra donna, diversa dalla tipologia di cui sopra, potrebbe volere un uomo-attrezzo del genere? 
Appunto.

Tutto questo brodo di premessa per arrivare ad affermare che le Barbie hanno una bella fetta di responsabilità in tutto questo: sono convinta che abbiano contribuito in modo importante alla nascita-e-crescita di queste Piccole Troie Crescono. <3.
Una donna nana con tette sproporzionate rispetto al resto, vestita da zoccola in libera uscita, con l'espressione tatuata da merluzzo findus in scongelamento e che ha un fidanzato senza attributo alcuno. Non pervenuti proprio. Missing-in-action. 

Sarà che le ho sempre odiate e al massimo giocavo con Ciccio Bello (se non altro era rappresentato in scala reale: dimensione bambino! e aveva le palpebre mobili che effettivamente si muovevano) e impastavo la sfoglia per fare cappelletti/fettuccine/strozzapreti/tortelli con Nonna Giuliana...però propongo come modello da seguire per le nuove generazioni la Sora Lella. Pensateci: al posto del camper rosa big babol di Barbie, il cestino della Sora Lella con utensili e ingredienti per la carbonara perfetta. Per dire.

Riflettete amici, riflettete.

Tante care cose!

http://www.youtube.com/watch?v=YMRY2DFWBos


martedì 14 gennaio 2014

#1

E niente.

Ecco, appunto. Se io tra millemila vite dovessi scrivere un libro non lo finirei mai perchè non avrei idea di come farlo iniziare. Nel senso: lo scriverei tutto tipo dal capito 2 in poi, ecco. L'inizio però no. Non ce la faccio proprio. "Si vabbè a quel punto l'inizio sarebbe il capitolo 2 blablabla."

Dicevo: questo blog nasce per non intasare la home di facebook con sempre più frequenti post (che in realtà sembrano più che altro temi di 4 colonne).

Senza contare che è terapeutico damorì.
"Allora perchè non scrivi un bel file word da tenere custodito al sicuro in un folder del desktop?" - "Perchè sarebbe come parlare allo specchio da sola. Anche quando si parla con le amiche, sappiatelo, la maggior parte (soprattutto se sono amicheamicissime) mettono il cervello in standby quando si ritrovano incastrate per l'ennesima volta a subire il racconto, virgola per virgola, dello scambio di messaggi con il bello bellissimo dall'altra parte del mondo. Qui è un po' la stessa cosa: l'illusione è di condividere con tutta gente, quando in realtà magari questo post non lo leggerà nemmeno il tizio di turno stanotte addetto allo spionaggio antiterrorismo della CIA. Quello che ha il compito di leggere tutte le cose che contengono la parola 'terrorismo' o 'bomba' "  - ah ah ah ti ho fregato, amico della CIA!

Tipo un "caro diario..", che però voglio dire: ci provo sempre. Almeno 2 volte l'anno, a scrivere un vero diario. Carta-e-penna. Mi riprometto di scrivere ogni sera prima di andare a dormire quello che mi è successo durante la giornata (manco fossi Pollyanna con le sue mille avventure), immaginandomi mentre lo faccio, vestita con una camicia da notte rosa antico ricamata con il pizzo bianco della bisnonna. Una treccia morbida per tenere in ordine i capelli durante la notte e il profumo dell'acqua di rose sulla mia pelle di porcellana. Tipo "Piccole donne crescono", per capirci. In realtà non sono mai andata oltre pagina 20 di Piccole donne (figuriamoci cosa me ne poteva fregare del "crescono"), nonostante i ripetuti tentativi di mia madre di farmelo leggere. Però ecco, immagino che una scena descritta nel libro potesse facilmente includere l'assortimento di: camcia da notte rosa-treccia-acqua di rose-pelle di porcellana-DIARIO.
Oh, poi magari queste erano quattro invasate che al confronto il trio Paris Hilton-Britney Spears-Lindsay Lohan era un distaccamento della colonia estiva delle suore di Anzio in trasferta a Malibu, chi può dirlo. Non lo saprò mai dal momento che me ne frega talmente poco di ste piccole donne, che non ho mai avuto (e mai avrò) la curiosità di googlare la trama.
E se la dobbiamo dire proprio tutta la divisa notturna prevede: felpa nike da uomo+pantalone random di qualche pigiama non meglio identificato o, a scelta, improbabili shorts (a seconda della temperatura della mia stanza che da novembre ad aprile oscilla tra i 25 e i 30°C)+crocchia in testa (lo chignon inconsapevole lasciamolo a quelle stronze effortlessly chic delle francesi). SECSI aiutatemi a dì secsi, insomma.

Questo per dire che lo scenario da me immaginato e sopra descritto mi spinge diverse volte l'anno a ordinare su amazon Moleskine di ogni genere, formato, edizione e grammatura.
Dopo aver aperto il pacco, per 12 minuti abbondanti mi sento una donna organizzata-ordinata-sistemata-di quelle che la mattina si svegliano alle 6 per fare yoga e bere tè verde.
La sera comincio effettivamente a scrivere su una delle nuove agendine: nome e cognome in altro a sinistra della prima pagina bianca (quella attaccata alla copertina rigida).
Questa è una cosa che mi porto dietro dal 1996, prima elementare - maestro Manunza, che ci terrorizzò dicendo "se non scrivete il nome sul retro della copertina, chiunque potrà rubarvi il libro-strappare la pagina-e-scrivere il suo nome senza che voi ve ne accorgiate." #epoimoriremotutti. SO TRAUMI, fidatevi.
Dicevo: nome e cognome sulla moleskine a sinistra sul retro della copertina. Sulla pagina di destra, invece, rigorosamente mese e anno.

A questo punto ogni volta che mi accingo a dare inizio al rito del diario, è scientificamente provato dai ricercatori Mellin, succede la qualunque (l'orchidea comincia a piangere perchè si sente trascurata, si sta bruciando l'acqua che bolle, il gatto che non ho si sta per suicidare tipo Capodoglio et cetera et cetera). Insomma: l'agenda viene chiusa per non essere mai più riaperta. MAI. Questo fa di me una persona orribile, di quelle che non usano il bastoncino di legno d'arancia per "spingere in dentro le pellicine" [giuro che non ho mai capito il perchè di questa cosa. Dall'arancio, allo spingere in dentro. Per me rimane un mistero pari a quello che aleggia intorno alla vera identità di UAN, il peluchone gigante rosa di Bim Bum Bam] ma usano le forbicette, scarnificandosi.

Anyways, è tardi. Ho sonno e sono stata l'opposto e il contrario di concisa e logica..che il fil rouge per me al massimo è il laccio delle Superga rosse con il plateau nacifraanni80 universalmente riconosciuta dal genere maschile tutto come S.A.S.: "Scarpa Anti-Stupro".

Tante care cose!